Qualche mese fa sono stati pubblicati un paio di interventi su un tema che, semplificando, potremmo definire “sinistra & felicità”. Entrambi sono usciti sul quotidiano domani e sono integralmente disponibili ai link che cito più sotto. Cercherò di fare una sintesi sottolineando gli aspetti che ho trovato particolarmente interessanti nell’ottica della ricerca di nuove “rotte” per la sinistra smarrita dei nostri tempi.
In questo post mi occupo dell’articolo del 10 dicembre 2023 di Gabriele Segre che, fin dal titolo, dichiara senza giri di parole il suo intento: “La felicità è un tema politico. Ecco perché può diventare una battaglia della sinistra”.
Invece a questo link mi occupo invece di un articolo di Stefano Bartolini che ha “festeggiato” l’ultimo giorno del 2023 con un articolo dal titolo-manifesto: “La sinistra riparta dalla felicità: manifesto per un futuro più umano”.
Come sempre, i grassetti che seguono sono opera mia.
La felicità è un tema politico
Gabriele Segre parte dai dati Censis sulla condizione sociale in Italia che parlano di un “sonnambulismo” di cui sembrano affetti i cittadini del nostro paese, ciechi dinnanzi ai presagi, incapaci di reagire, delusi e impauriti. Sulla base di questa triste situazione si chiede se non sia compito della politica occuparsi della felicità.

Il tema, sostiene Segre, “potrebbe fornire uno spunto efficace per rompere la paralisi che sembra aver colpito la sinistra. La felicità universale non dovrebbe essere parte proprio di quella lotta per la giustizia e l’equità che ha marcato in modo così distinto la cultura politica progressista?”.
L’autore prosegue elencando le tappe che la sinistra ha percorso in passato. “Se ci si pensa, il primo vagito di tale orientamento si è manifestato già secoli fa nel reclamare una giustizia universale, quella che vuole ogni essere umano libero e uguale. Una battaglia che parte dall’affrancamento dalla schiavitù e prosegue ancora oggi: dalla lotta per la parità di genere ai diritti per le minoranze. Un secondo stadio del suo sviluppo culturale ha visto la sinistra impegnata nelle rivendicazioni di una giustizia sociale, associandola a forme diverse di ripartizione economica”.
Fasi progressiste che hanno permesso non solo miglioramenti delle condizioni dei singoli, ma conquiste collettive di civiltà al punto che oggi “la libertà e il diritto alla prosperità sono valori sempre più riconosciuti da tutti”.
Quale dovrebbero essere i compiti di una forza progressista secondo Segre? “Una forza progressista non può per definizione arrestare la sua avanzata: è chiamata ad interrogarsi di continuo su frontiere e traguardi del progresso sociale, e una rinnovata attenzione per la felicità offre le premesse per un nuovo percorso di giustizia”.
Destra e Sinistra
La situazione attuale è però contraddistinta da persone che non riescono a guardare al domani senza ansia. E la destra ha saputo rispondere cavalcando in vario modo le paure. E invece la sinistra? “La sinistra appare meno pronta ad avanzare idee nuove perché costretta nei limiti di un paradigma ormai consolidato: da un lato libertà e giustizia sociale intese come conquiste di un impegno pubblico e condiviso, dall’altro la ricerca della felicità che rimane affare privato e individuale”.
La felicità non può certo essere imposta per legge, conclude l’autore, “ma la politica può tuttavia offrire prospettive capaci di orientarne la ricerca. Può farlo cominciando col chiedersi se la felicità, seppur nelle sue declinazioni private, non vada intesa come un bene comune, al pari di pane e libertà. Un’utopia, come devono essere apparse a loro tempo le lotte contro la schiavitù e quelle per i diritti dei lavoratori, ma capace, ancora una volta, di mettere le persone in relazione le une con le altre. Già questo basterebbe a renderle meno infelici”.
Leggi La sinistra alla ricerca della felicità 2. Per un futuro più umano.