A marzo 2024 il quotidiano Domani ha ospitato un lungo e interessante articolo del filosofo Sergio Labate dal titolo “L’abbraccio tra sinistra e moderatismo. Così spiego l’inganno a mio figlio”.
Mi limito a pubblicare i passaggi che ritengo più significativi e degni di riflessione; mi scuso con l’autore per i tagli (ma d’altronde non è possibile riprendere integralmente l’articolo coperto da copyright), segnalo che i titoletti sono miei e rimando come sempre al link per la versione completa.
Una versione ancora più sintetica è IN PILLOLE
I partiti di sinistra hanno contribuito fortemente a questa transizione trentennale. Il che rende molto chiara un’evidenza spesso taciuta: che non c’è nulla di più radicale del cosiddetto moderatismo. Raramente nella storia recente abbiamo avuto delle trasformazioni sociali così sconvolgenti e repentine. In nome del moderatismo e della sua presunzione di evitare ogni gesto rivoluzionario attraverso il perbenismo delle riforme, la storia di questi trent’anni è stata la storia di una controrivoluzione per cui tutto ciò che noi davamo per scontato è diventato non solo inattuale, ma anche deriso.
Una regressione durata 30 anni
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Certo, i partiti di sinistra non sono gli unici responsabili e se la son dovuta vedere con il crollo del loro sistema di riferimento, l’individualismo sempre più diffuso, la rivoluzione digitale che ha trasformato sia la partecipazione sia la socialità. Ma in questi trent’anni i partiti di sinistra hanno avuto due posture fondamentali.
Hanno all’inizio cavalcato con entusiasmo l’idea di un ciclo moderato che potesse finalmente fare le riforme senza il timore della violenza, essendo decaduta ogni alternativa. Il moderatismo e il riformismo sono diventate parole chiave di una trasformazione del mondo a cui la sinistra ha aderito con entusiasmo quasi sacerdotale. Se non fosse che a un certo punto ci siamo resi conto che non c’era nulla né di moderato né di riformista in quella professione di fede del moderatismo e del riformismo. Il moderatismo è diventato ben presto un pretesto per perseguire riforme estreme, quelle che appunto hanno sostituito un ordine del mondo con un altro. Invece di permettere un avanzamento, il riformismo è stato il dispositivo politico che ha legittimato la regressione della società quanto a equità, protezione sociale, autonomia dalla sfera economica. In questa prima fase il moderatismo e il riformismo di sinistra sono stati complici della fine di ogni ipotesi progressiva.
La fuga nel disincanto
Disorientati dalle conseguenze radicali del moderatismo, i partiti di sinistra hanno negli ultimi anni sostituito l’entusiasmo con il disincanto. Alla sinistra neoliberale si è sostituito la sinistra catecontica. Una nuova versione, più sconsolata ma non meno dannosa, del moderatismo e del riformismo. Nel mondo inatteso che ci è toccato in sorte, l’unico compito rimasto ai partiti di sinistra è limitare i danni, moderare le ingiustizie, frenare la dissoluzione della solidarietà, salvare quel poco che si può ancora salvare. Alla sinistra toccherebbe il compito di rallentare la fine del vecchio mondo, non di più.
Essere moderati è diventato così un compito di resistenza, non più di fede.
Finalmente quel mondo a cui alla fine degli anni Novanta la sinistra aveva aderito con entusiasmo è stato riconosciuto per quel che è: un inganno controrivoluzionario in grado di modificare l’ordine sociale in forma iniqua.
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Questo è ciò che è in gioco oggi nel destino dei partiti di sinistra. O l’affermarsi definitivo di un partito moderato o il suo superamento. Una disputa tra chi pensa che non ci sia altra opzione che un partito che freni per quanto possibile l’inesorabile avanzata del mondo inatteso in cui ci troviamo a vivere e chi pensa che sia compito della sinistra riconsegnare alle nuove generazioni la speranza in quegli ideali che appartenevano al nostro mondo smarrito.
Ridare speranze concrete
Sono certo che a tanti lettori queste mie parole possano sembrare utopiche e poco realistiche. È precisamente questo il punto: chi oggi rivendica il moderatismo crede a una sinistra sconsolata, che può limitare i danni o poco più. Che vuol dire essere moderati oggi? Vuol dire credere che quei dogmi della fede secolare che appartenevano alla sinistra possano ormai essere conosciuti solo in due forme: quella della nostalgia per le mie generazioni e quella della fantasia per la generazione di mio figlio. Invece io credo che non bastino né l’una né l’altra. Sta alla sinistra trasformare la nostalgia e la fantasia in speranza concreta.
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