Gli operai delle fabbriche venivano sfruttati senza pietà dai padroni e lo sfruttamento brutale condusse a proteste e resistenze.
Allora sì che era possibile una rivoluzione capace di rovesciare i rapporti di produzione vigenti.
In quel sistema repressivo erano visibili sia l’oppressione, sia gli oppressori. Esisteva una controparte concreta, un avversario visibile cui opporre resistenza.
l sistema di dominio neoliberista è strutturato in maniera profondamente diversa. Il potere stabilizzante non è più repressivo, bensì seduttivo, e non è più così visibile come sotto il regime disciplinare.
Non c’è una controparte evidente, non c’è un nemico che opprime la libertà e contro cui sarebbe possibile opporre resistenza.
Da “Perché oggi non è possibile una rivoluzione” di Byung-Chul Han, apparso nel 2014 sulla Suddeutsche Zeitung del 3 settembre 2014. In Italia la versione integrale è disponibile sul libro omonimo, che raccoglie anche altri saggi dell’autore, edizione nottetempo 2019.