Il rapporto di Pew Research Center dal titolo Majority of workers who quit a job in 2021 cite low pay, no opportunities for advancement, feeling disrespected è citato è citato da Francesca Coin nel libro le Grandi Dimissioni nella sua analisi sull’aumento del numero di abbandoni del lavoro negli Stati Uniti.
L’autrice spiega: “Di fatto, la classe precaria a basso salario è la protagonista delle Grandi dimissioni. Nell’analizzare le caratteristiche sociodemografiche dei dimissionari, il Pew Research Center ha ricondotto questa scelta a tre ragioni prevalenti: la bassa retribuzione, le scarse opportunità di carriera e la sensazione di non essere rispettati sul lavoro. I laureati sono meno propensi a lasciare il lavoro nel 2021: il 13%, rispetto al 20% di coloro che hanno conseguito una laurea breve e al 22% di coloro che hanno conseguito un diploma di scuola superiore o un titolo di studio inferiore. Rispetto all’idea secondo cui a compiere questa scelta è solo chi se lo può permettere, il Pew Research Center mostra invece che a farlo è anzitutto chi ha un reddito basso e scarse tutele”.
Una sintesi del rapporto con Chat GPT
Il Pew Research Center è un istituto di ricerca indipendente con sede negli Stati Uniti, noto per condurre sondaggi di opinione pubblica, studi demografici, analisi sui media e ricerche sociali su scala globale.
Il rapporto con i relativi grafici e statistiche è liberamente disponibile a questo link.
Il rapporto del Pew Research Center, intitolato “Majority of workers who quit a job in 2021 cite low pay, no opportunities for advancement, feeling disrespected”, analizza le principali ragioni per cui i lavoratori statunitensi hanno lasciato il proprio impiego nel 2021, un fenomeno spesso associato alla “Great Resignation”.

Lo tudio evidenzia che la maggior parte delle persone che hanno lasciato il lavoro nel 2021 lo ha fatto per i seguenti motivi:
Salario insufficiente (63%)
Mancanza di opportunità di crescita e avanzamento di carriera (63%)
Senso di mancanza di rispetto sul posto di lavoro (57%)
Difficoltà nel bilanciare lavoro e famiglia (48%)
Pochi o nessun beneficio aziendale, come assicurazione sanitaria o ferie retribuite (43%)
Orari di lavoro troppo rigidi (39%)
Tra coloro che hanno trovato un nuovo lavoro dopo essersi licenziati, molti hanno riferito che:
Il loro nuovo lavoro offre condizioni migliori (maggiore flessibilità, migliore retribuzione e più benefit).
Si sentono più apprezzati e rispettati dai datori di lavoro.
Il rapporto suggerisce che il mercato del lavoro post-pandemia abbia favorito i lavoratori, spingendo molte aziende a rivedere salari, benefit e condizioni di lavoro per attrarre e trattenere i dipendenti.
Ripercussioni
Secondo Chat GPT l’articolo ha avuto ampio risalto e impatto, sarebbe stato ampiamente citato da giornali, economisti e studiosi per analizzare le tendenze del mercato del lavoro e avrebbe contribuito a rafforzare l’idea che i lavoratori stiano dando più valore al benessere personale e alla qualità della vita rispetto alla semplice stabilità lavorativa.
Il rapporto avrebbe quindi alimentato il dibattito sulle politiche di salario minimo, ferie retribuite e protezioni per i lavoratori precari. E ci sarebbero stati degli interventi governativi: alcuni Stati e governi locali negli USA hanno aumentato il salario minimo o promosso leggi per migliorare le condizioni lavorative.
A livello di singole aziende Chat riporta che “molte aziende hanno dovuto offrire stipendi più alti, benefit migliori e maggiore flessibilità per trattenere i dipendenti”; “l’attenzione si è spostata su modelli più flessibili, come il lavoro ibrido o remoto” e “le aziende hanno iniziato a rivedere le loro strategie di assunzione e fidelizzazione dei dipendenti”.