Le due grandi variabili, profitti e occupazione, secondo le visioni economiche classiche dovrebbero muoversi più o meno verso la stessa direzione. Una maggiore crescita dei profitti dovrebbe essere accompagnata da una crescita delle persone impiegate. O quantomeno da una situazione di stabilità. Invece, come riporta Paolo Mastrolilli sull’inserto Affari e Finanza di Repubblica del 12 febbraio 2024, le cose evidentemente non funzionano più così.
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Come sottolinea l’autore, l’indice Nasdaq ha fatto registrare un più che soddisfacente +43% nel 2023. Ma nel contempo le grandi compagnie tecnologiche hanno operato dismissioni di massa per tutto l’anno e hanno iniziato il 2024 con una raffica di altri 32mila licenziamenti. La motivazione ufficiale? Si tratterebbe di un ritorno alla normalità dopo la pandemia che aveva eccessivamente gonfiato le dimensioni delle aziende della Silicon Valley.
Lecito dubitare che le cose stiano in questi termini. Come scrive lo stesso Mastrilli “l’interpretazione autentica del fenomeno è che gli azionisti vogliono sempre più profitti, e per soddisfarli bisogna tagliare. Brian Olsavsky, direttore finanziario di Amazon, lo ha spiegato così: Dove possiamo fare di più con meno, lo faremo”.
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