Ultimamente si è tornati a parlare di pesticidi in agricoltura come non capitava da tempo. Ma solo nei termini dei costi imposti agli agricoltori per passare a sistemi più sostenibili.
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Nessun dubbio sul fatto che i maggiori costi degli agricoltori debbano essere sostenuti e non possano ricadere interamente sule loro spalle, soprattutto nel caso di realtà che già faticano nelle condizioni attuali. Ma leggere l’annuncio della presidente Ursula von der Leyen del ritiro della legge sulla riduzione dei pesticidi SUR è una sconfitta per chi punta nella direzione della Green economy.
A furia di parlare di costi e solo di costi, ci si è quasi scordati che il problema di cui si parla è un problema di salute. Si tratta di sostanze chimiche che provocano danni enormi all’ambiente e ai nostri organismi, causando malattie e tumori.
Che il problema dei costi si risolva mantenendo le cose inalterate e continuando ad avvelenarci è folle.
Bene ha fatto quindi l’epidemiologo ambientale Fabrizio Bianchi a riportare l’attenzione sugli effetti dei pesticidi per gli esseri umani. Focalizzandosi sugli effetti avversi per l’ambiente e la salute. Su Domani del 13 marzo.
Riporto alcuni dati contenuti nell’articolo
I pesticidi, dopo l’immissione nell’ambiente, migrano nel suolo, nell’acqua e nell’aria, diventano inquinanti che contribuiscono al rischio per gli ecosistemi e alla perdita di biodiversità.
In Europa si fa ancora uso di grandi quantità di pesticidi chimici. Le vendite sono rimaste pressoché stabili negli ultimi anni, intorno a 350.000 tonnellate l’anno nei 27 Stati membri (Fonte, Eurostat 2022). Quantità ingenti di diserbanti sono comunemente usate anche lungo strade e ferrovie e spesso anche in parchi pubblici, parchi giochi o giardini.
In uno studio europeo è stato rilevato che, nel 2019, l’83% dei terreni agricoli esaminati conteneva residui di pesticidi. Nel 2020 uno o più pesticidi sono stati rilevati al di sopra delle rispettive soglie di rischio per la salute umana nel 22% dei siti monitorati nei fiumi e nei laghi di Europa. (Fonte, agenzia europea per l’ambiente-EEA).
In Italia vengono utilizzate centinaia di tonnellate di pesticidi ogni anno. Con la presenza di circa 400 sostanze diverse che rappresentano un problema importante di contaminazione. Delle acque superficiali e sotterranee (Fonte, Ispra).
L’uso diffuso di pesticidi è una delle principali fonti di inquinamento che contamina l’acqua, il suolo e l’aria. Determina la perdita di biodiversità e porta alla resistenza agli antiparassitari.
L’esposizione umana ai pesticidi chimici è collegata a malattie croniche come cancro e patologie cardiache, respiratorie e neurologiche. (Fonte Eea).
I residui di pesticidi negli alimenti vegetali, in particolare frutta e verdura, negli alimenti di origine animale e nell’acqua potabile, sono fonte di motivata preoccupazione anche quando i rischi sono molti bassi perché essere esposti al rischio sono milioni di consumatori, oltre ai lavoratori e ai loro familiari.
Tra il 2014 e il 202 la Commissione europea ha finanziato uno studio di biomonitoraggio umano su larga scala su adulti e bambini per misurare l’assorbimento nel corpo umano di oltre 46 pesticidi e loro metaboliti, rilevando la presenza di almeno due pesticidi nell’84% dei campioni raccolti. Con livelli costantemente più alti nei bambini.
La letteratura scientifica è sufficiente a sostenere associazioni tra l’esposizione ai pesticidi e l’aumento del rischio di sviluppare diversi tipi di tumori, come il linfoma non Hodgkin, il mieloma multiplo, tumori ovarici, mammari, cerebrali e prostatici. Oltre a disturbi neurologici come il morbo di Parkinson e l’Alzheimer. Anche malattie cardiopolmonari, ritardi nello sviluppo dei bambini e disturbi cognitivi, disturbi riproduttivi come la sterilità maschile e femminile.
Sono tutti buoni motivi che hanno portato appunto all’adozione del Green deal che prevede, tra le altre cose, di ridurre del 50% l’uso di pesticidi chimici entro il 2030; ridurre del 50% le vendite totali di antimicrobici per gli animali d’allevamento e di antibiotici per l’acquacoltura entro il 2030; trasformare il 25% dei terreni agricoli in aree destinate all’agricoltura biologica entro il 2030.
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