Se ti laurei probabilmente muori dopo

Laureato davanti alla morte

C’è stato un lontano passato in cui i ricchi potevano curarsi mentre i poveri, quando arrivava il loro turno di ammalarsi, non avevano altra possibilità che lasciarsi morire.

Uno dei grandi vantaggi della sanità pubblica è di aver portato a tutti il diritto di essere curati. Esiste il dovere di dare un’uguale assistenza sanitaria a tutti e abbiamo tutti fatto nostra quest’idea.

Pensiamo quindi che ormai sia una cosa assodata, assicurata, la diamo per scontata, credendo che solo nei paesi poveri, in quelli arretrati, esista un divario “di classe” tra chi può curarsi e chi no.

Le cose non stanno più così. E inizia ad essere evidente anche a chi rifiuta di guardare in faccia la realtà. Con tutta evidenza siamo in una fase di arretramento delle conquiste sociali per cui milioni di persone hanno combattuto.

Di questo tema su noalternative ne abbiamo già parlato e continueremo a farlo, con dati e riflessioni. Oggi lo facciamo citando un interessante articolo di Maurizio Ricci uscito nello scorso novembre 2023 su Repubblica.

Nel pezzo si afferma che effettivamente i poveri magari mangiano meglio dei ricchi, come dice il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, però muoiono prima. E non per colpa del caso.

I dati ISTAT

Ricci ha incrociato i dati ISTAT sulla mortalità con le condizioni sanitarie sociali dei defunti. E i risultati lasciano poco spazio alle libere interpretazioni.
Gli adulti che non sono andati oltre le scuole elle elementari sono solo 1/5 della popolazione attuale. Ma nel 2019 hanno rappresentato 3/5 dei decessi.
Quindi nel 2019 un morto ogni 23 persone adulte aveva la licenza elementare.
Fra i laureati si trova invece un decesso di 200 persone adulte.
In sintesi, se vi siete fermati alle elementari avete 10 volte più probabilità di morire per malattia di un laureato.

Una facile obiezione

Ovviamente chi è nato 70 o 80 anni fa ha avuto meno possibilità di studiare e quindi è normale che tra gli anziani la percentuale di persone con bassa scolarizzazione sia più elevata rispetto ai tempi più recenti.

Per ovviare a questo dato che inficia la statistica, l’Istat ha fatto i calcoli prendendo in considerazione l’evoluzione sociale. I risultati non cambiano anche con il tasso di mortalità “standardizzato” rispetto all’età.
In Italia nel 2019 ci sono stati 122,3 decessi ogni 10.000 abitanti.
Ma sono 135 morti ogni 10 mila persone fra chi ha la licenza elementare e 104,4 ogni 10 mila per i possessori di laurea.

Come spiega Ricci, non è il titolo di studio a tenere lontane le malattie. Ma mediamente i laureati sono relativamente più benestanti di chi possiede un basso livello di istruzione. E non conta solo poter contare sulle cure migliori. Contano i tempi: poter pagare diagnosi tempestive privatamente senza dover attendere i tempi biblici della sanità pubblica, fa la differenza fra la vita e la morte.

In una situazione di una sanità a due velocità, come dice amaramente Ricci, “per chi se lo può permettere, la morte è più lontana”.