Cavalli, Greppi, Marazzi – La gratuità si paga

La gratuità si paga

Il libro è citato da Francesca Coin nel primo capitolo del suo libro Le Grandi Dimissioni di cui abbiamo parlato diffusamente su NoAlternative. Qui alcuni estratti del primo capitolo dove viene citato il volume in questione.

Dice la Coin: Come evidenziano Samuele Cavalli, Spartaco Greppi e Christian Marazzi ne loro testo La gratuità si paga, nel lavoro dipendente il personale si è trovato esposto a continui “sconfinamenti” delle richieste aziendali nel proprio tempo libero, in un processo che ha trasformato le ore di lavoro straordinario non pagate, le pause tagliate, la reperibilità non retribuita la notte, durante le feste e nei fine settimana, la tendenza ad uscire dal lavoro sempre più tardi, in un vero e proprio “bottino aziendale”.

Il libro Samuele Cavalli Spartaco Greppi Christian Marazzi La gratuità si paga. Le metamorfosi nascoste del lavoro, Collana «Saggi», Edizioni Casagrande 2022- pp.176 – ISBN 9788877139245 – Eu 25.00 è disponibile qui.

Dalla presentazione dell’editore

Libro La gratuità si paga

Usando gli strumenti dell’inchiesta sociale e dando voce a chi opera in questo nuovo paradigma, gli autori sviscerano il fenomeno del lavoro gratuito, ne rintracciano origini, abusi e conseguenze, offrendo elementi di critica e riflessione al dibattito contemporaneo.

Le nuove tecnologie stanno cambiando il modo di lavorare e di produrre.

L’occupazione è sempre più flessibile e precaria. Cresce il lavoro a tempo determinato, il part time, il lavoro a chiamata, quello neoindipendente dei freelance. Cresce il numero di salariati a cui viene estesa la giornata lavorativa senza un compenso supplementare, né in denaro, né in vacanze; di indipendenti che faticano a farsi riconoscere il proprio lavoro, soprattutto nei settori culturali e creativi; di stagisti plurilaureati impegnati a tempo pieno in cambio di un attestato da allegare al proprio cv.

Figure come i cosiddetti turker, lavoratori digitali a cottimo che compiono microattività (come “taggare” immagini in rete per conto di grandi piattaforme); oppure i rider, sempre più essenziali nella rete della distribuzione, esemplificano forme di lavoro poco remunerato a cui troppo spesso si aggiungono richieste di prestazioni gratuite.

La massima flessibilità̀ e la disponibilità̀ permanente unite alla puntualità̀ della prestazione lavorativa remunerata, sulle quali si basa il lavoro nel mondo digitale, hanno un impatto che va ben oltre la gig economy e si estende al lavoro in generale, svelando l’esistenza di vaste aree di gratuità lavorativa e invisibilità̀ statistica.