Siamo ancora sommersi dal carbone

Pianeta terra sommerso dal carbone

Brutte notizie per quella che viene considerata la meno ecologica, o la più sporca, delle fonti energetiche. In Cina aumenta del 2%; la crescita maggiore dal 2016. E anche in occidente la chiusura delle centrali va a rilento.

A fare il punto della situazione il sempre preciso Ferdinando Cotugno che si avvale in un interessante articolo a cui rimando che si avvale dei dati del centro di ricerca statunitense Global Energy Monitor.

Qui riprendo i dati salienti e le principali considerazioni dell’autore.

Diamo i numeri

Globalmente, sono stati aggiunti 70 gigawatt di potenza da carbone nel mondo. Di questi, ben 47,4 GW venivano dalla sola Cina. Ma, come accennato, nelle economie occidentali, a causa della crisi energetica, la chiusura prevista delle centrali sta andando lentamente, ne sono state chiuse per 21,1 GW.

Dall’accordo di Parigi sul carbone, pensato per contener l’aumento della temperatura entro 1,5 gradi, venticinque Paesi hanno ridotto o completamente eliminato la produzione di energia da carbone, ma ben trentacinque l’hanno invece aumentata. Tra questi i più attivi sono India, Bangladesh, Zimbabwe, Indonesia, Kazakistan, Laos, Turchia, Russia, Pakistan e Vietnam.

Per raggiungere l’azzeramento entro il 2040, dovrebbero esserci 126 GW di chiusure ogni anno, senza ulteriori aperture. Invece oggi si stanno mettendo in cantiere 578 GW di nuove centrali. Di questi, 408 Gigawatt progettati in Cina. I 70 GW cinesi messi in costruzione nel 2023 sono 19 volte più del resto del mondo messo insieme. Quindi, nonostante i grandi investimenti di Pechino in rinnovabili, di cui abbiamo parlato anche qui, il carbone continua a essere al cuore del sistema energetico cinese.

L’impostazione cinese

Secondo Global Energy Monitor, la filosofia cinese guarda al breve termine e resta improntata sulla massima: «Prima costruire, poi nel caso modificare». Flora Champenois, autrice del report per Global Energy Monitor, spiega: «in Cina si installa più carbone di quanto ne sarebbe necessario, con l’idea che poi, in seguito, si procederà a smantellare, in quello che è un azzardo allo stesso tempo costoso e rischioso».

Dalle nostre parti

Stati Uniti ed Europa stanno rallentando il ritmo delle dismissioni di centrali a carbone, siamo ai livelli più bassi dal 2011. Il paese che ha chiuso più impianti nel 2023 sono gli Stati Uniti, con 9,7 GW, anche se in calo rispetto alle chiusure per 14,7 GW nel 2022.

In chiusura due dati parzialmente positivi.  
Nessun paese del G7 ha in programma la costruzione o l’apertura di nuove centrali.
Nel 2015 le economie del G7 rappresentavano il 32 per cento della potenza da carbone, nel 2023 sono scese al 15 per cento.