Piccola enciclopedia medica del nuovo millennio. 2 La mancanza di tempo come status symbol
Quando inizia a lavorare a Milano, molti anni fa, rimasi fin da subito colpito dall’importanza che tanti colleghi davano al farsi vedere impegnati. Non solo di fronte ai superiori, ma verso chiunque. Come se l’apparire indaffarati contasse quanto il lavoro stesso. E forse anche più.
La dura vita del pendolare
Io, pendolare da due ore casa-lavoro la mattina e due ore lavoro-casa la sera, consideravo il fattore tempo una risorsa scarsa e preziosa. Guardavo allibito queste persone che passavano la giornata tutto sommato con ritmi tranquilli ma, poco prima del fatidico scoccare delle 6, si trasformavano in esseri super indaffarati, oberati da scadenze tassative, impossibilitati ad uscire all’orario “normale” e costretti a fermarsi in ufficio per inderogabili ragioni. Si trattava perlopiù di milanesi, con tragitto ridotto ovviamente. Ricordo ancora come mi guardavano uscire prima di loro. Il loro sguardo diceva “fortunato tu”, mentre mi avviavo alla stazione sapendo che sarei comunque arrivato a casa dopo di loro. Con in tasca un contratto di cococo da 11 mesi perché agosto “non esisteva”. E uno stipendio che mi costringeva ad altre collaborazioni per arrivare a fine mese.
L’evoluzione degli ultimi anni
Col tempo ho scoperto che questo stile molto milanese è andato diffondendosi sempre più mantenendo ferme le sue due caratteristiche principali. Bisogna apparire sempre impegnati a prescindere da qualsiasi evidenza ragionevole e ci si deve dedicare al lavoro oltre l’orario previsto. Una scelta volontaria nei casi in questione ma, badate bene, sempre negata a parole. Bensì fatta passare come una “costrizione” indipendente dalla volontà, causata dal grande carico di lavoro e da “enormi” responsabilità. In realtà, in alcuni casi si tratta di una vera e propria finzione (spesso sono proprio colore che per lavoro “vedono gente e fanno cose”… che si inventano super indaffarate). In altri è evidente che basterebbe una organizzazione della giornata per rendere inutile il surplus lavorativo.
I carichi eccessivi e le ingiustizie esistono e sono diffusi
Attenzione. Tutto questo non significa che non ci sia un’infinità di persone a cui vengono assegnati carichi di lavoro ingiusti, intollerabili, eccessivi rispetto alle possibilità. Viviamo in un periodo dove liberalizzazione significa spesso libertà di imporre soprusi e ingiustizie. Le pagine di NoAlternative si occupano regolarmente di questi temi.
Ma in questo post parliamo di altro. Della filosofia del “più faccio tardi, tanto più sono importante” e “mi devo far vedere sempre super impegnato per far capire il mio ruolo fondamentale”.
Uno studio spiega qualcosa di più
Ho scoperto che c’è chi ha provato ad approfondire questo tema in maniera scientifica, dando una spiegazione teorica articolata del fenomeno. Parlo dell’articolo di Silvia Bellezza (Columbia University), Anat Keinan (Harvard) e Neeru Paharia (Georgetown). Conspicuous Consumption of Time: When Busyness and Lack of Leisure Time Become a Status Symbol, pubblicato sul Journal of Consumer Research, Volume 44, Issue 1, June 2017, Pages 118–138. https://academic.oup.com/jcr/issue/44/1
Conspicuous Consumption of Time: When Busyness and Lack of Leisure Time Become a Status SymbolGet accessArrow
Silvia Bellezza e altri, articolo pubblicato su Journal of Consumer Research, Volume 44, Issue 1, June 2017, Pages 118–138,
https://doi.org/10.1093/jcr/ucw076
In sintesi, gli autori sostengono che uno stile di vita occupato e all’insegna del sovraccarico di impegni e di lavoro, piuttosto che uno stile di vita piacevole, sia diventato uno status symbol. A cui molti di fatto aspirano. “Una serie di studi mostra che le inferenze positive dello status in risposta alla frenesia e alla mancanza di tempo libero sono guidate dalla percezione che una persona impegnata possieda le caratteristiche del capitale umano desiderato (ad esempio, competenza e ambizione)”.
La ricerca dimostra che oltre all’ostentazione dei beni di lusso, o in alternativa a questa modalità, anche l’impegno o meglio, l’ostentazione dell’impegno, può essere un meccanismo alternativo e non convenzionale di segnalazione di status agli occhi degli altri.
Riporto alcune evidenze dall’abstract dell’articolo a cui rimando chi volesse approfondire la questione:
“La spesa eccessiva di risorse che sono scarse e preziose, come sono il denaro e il tempo, può agire come segnale di status e ricchezza. Mentre le ricerche passate si sono principalmente concentrate su come la spesa di denaro sia stata un mezzo per segnalare lo status sociale, in questa ricerca gli autori si sono concentrati su come la spesa evidente di tempo possa portare allo stesso risultato”.
“Veblen (1899/1994) suggerisce che i ricchi consumino tempo in modo non produttivo, come dimostrato dalla loro capacità di condurre vite oziose. In particolare, il tempo libero è definito come il consumo non produttivo di tempo. Quindi ci aspetteremmo che coloro che hanno la possibilità di sprecare tempo e non sono impegnati siano percepiti come coloro che possiedono i livelli più alti di status sociale. Invece, nella società occidentale moderna, il duro lavoro, l’ambizione e l’impegno sono tratti ammirati e rispettati e sembrano essere associati al successo e alla ricchezza. Le prove aneddotiche suggeriscono che essere impegnati può evocare orgoglio ed è spesso reso pubblico agli altri attraverso due processi opposti, quello di lamentarsi e quello di vantarsi (Kreider, 2012).
“Dall’indagine dei ricercatori sugli stili di vita impegnati o non impegnati e loro effetti sullo status sociale emerge con nettezza che lavorare sodo e uno stile di vita impegnato portino a maggiori inferenze di status sociale rispetto a lavorare meno sodo e a uno stile di vita non impegnato. Il cambiamento di paradigma per l’attribuzione dello status basato sulla spesa di tempo potrebbe essere collegato allo sviluppo di un mercato del lavoro altamente strutturato nelle economie avanzate.
Contrariamente alle persone che non lavorano o lavorano poco, gli individui impegnati potrebbero essere percepiti come molto ricercati e desiderati sul mercato del lavoro. L’impegno potrebbe “parlare” delle qualità intrinseche e delle capacità dell’individuo. Essendo essa stessa una risorsa scarsa e preziosa, è come una gemma rara e quindi percepita come dotata di uno status più elevato. Di conseguenza, gli autori considerano che le inferenze positive in risposta all’impegno e alla mancanza di tempo libero siano guidate dalla percezione che una persona impegnata sia una risorsa scarsa molto richiesta”.
Una prova empirica sui social
Tra le varie prove empiriche della teoria una mi ha colpito particolarmente. Le ricercatrici hanno creato dei profili social finti e li hanno fatti guardare a un campione di partecipanti. Hanno poi chiesto di immaginare che tipo di persone vi fossero dietro quegli account. Ebbene, i partecipanti tendevano a supporre che dove si esprimevano lamentele sulla mancanza di vita sociale vi fossero non operai alla catena di montaggio, ma benestanti della upper class. A conferma che è questa condizione a fare status symbol.
Potrebbe interessarti anche: piccola-enciclopedia-medica-del-nuovo-millennio-1-workism – no alternative