Le grandi dimissioni 5 – La grande repulsione

Uomo esasperato alla scrivania

Concludo l’estrapolazione di frasi e concetti tratti dal primo capitolo del volume di Francesca Coin, Le grandi dimissioni di cui parliamo qui nella nostra mini bibliografia.
Il volume Einaudi Stile Libero Extra è del 2023.
La parte precedente dell’estrapolazione del capitolo è qui.

C’è un termine in inglese con il quale si indica il momento in cui l’attrazione per una persona si trasforma in avversione: the ick. (…) Definita da qualcuno “sindrome da repulsione improvvisa”, the hick descrive l’attimo in cui, di colpo, tutto ciò che prima era fonte di attrazione genera rigetto.

(…)

Tutto questo vale anche per il lavoro salariato. (…) La pandemia è diventata un elemento rivelatore di tutto ciò che non funziona nel mondo del lavoro contemporaneo, e la repulsione è stata il motore di un processo disorganizzato di sottrazione da contesti che generavano subalternità e sfruttamento.

Lo ha spiegato Kate Bronfenbrenner, docente alla Cornell University: (…) “I lavoratori hanno avuto una soglia di tolleranza sorprendente per gli abusi che i datori hanno imposto loro. Ma quando gli abusi si sono spinti fino a mettere a rischio la loro vita, si è superato il limite”.

(…)

La pandemia è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

(…)

La fuga dal lavoro produttivo sottesa alle Grandi Dimissioni è una forma di sciopero che non implica un processo rivendicativo o una contrattazione. Segna il rifiuto del lavoro come destino, e la presa di distanza dalle aspettative sociali.

(…)

Hey mia madre è morta questa mattina, non riesco a venire al lavoro oggi.
Mi spiace vieni domani?

Tre settimane fa è morta mia sorella e il mio capo mi ha detto di partecipare al funerale online per non perdere il lavoro per il viaggio. L’intera questione mi ha spinto a dimettermi.

Storie così sono tragicamente frequenti (…). Nonostante l’amore e la devozione che le aziende promettono ai propri dipendenti, ciò che ha accumunato l’esperienza di milioni di lavoratori (…) è stata la percezione di aver subito un torto per il quale non c’è contropartita.

In questo senso, la parola “tradimento” è l’epitome della violazione di un rapporto di fiducia e mostra che, per citare Sarah Jaffe, a prescindere dalla nostra devozione, “il lavoro non ti ama”.

L’amore, nel lavoro, (…) è spesso uno strumento di cattura il cui fine è servirsi dell’altro. Non rimanda ad un rapporto di reciprocità, ma a un rapporto squilibrato in cui il sacrificio di una delle due parti è funzionale ai profitti dell’altra. È qui che il tradimento, come accade nelle coppie, segna la fine della relazione.

(…)

La repulsione è una forza di distruzione creativa, che spinge a cambiare la propria esistenza nel momento di maggiore difficoltà.

(…)

È nel buio di quella spaventosa notte che l’avversione nei confronti di tutto ciò che è sbagliato diventa l’innesco di un processo virtuoso di mutamento sociale.

(…) Resignation (…) spesso è stato tradotto con la parola “rassegnazione”. Le dimissioni, tuttavia, non nascono dalla rassegnazione. Raccontano, al contrario, di un processo affermativo con il quale la classe precaria rivendica la fedeltà ai propri valori più profondi.

(…)

La scelta di andarsene non rimanda alla rassegnazione. Piuttosto ad un divorzio inevitabile, animato dalla consapevolezza che in quella relazione non c’è più niente da salvare.